“Variabile di scatti” – (Edizione Monografie Artantis) – 2013
La trasfigurazione dell’immagine
di Giorgio Seveso
Chi ha detto che con la tecnologia, per quanto altissima, raffinata e sofisticata essa sia, si possano produrre solo cose terribilmente “fredde”, asettiche, congelate in una loro monade impassibile di icone silenziose? E che, invece, solo con la pittura, soltanto con la “manualità”, si possano davvero evocare sentimenti, si possano sollevare sensi, emozioni, commozioni? Le immagini di de Francisco sono qui per dimostrare il contrario. Non c’è nulla, infatti, di più appassionato, di più irritato, di più ricco e fervido, di più dolce e insieme acido, di più espressionisticamente pittorico di queste sue straordinarie deformazioni del nostro comune senso del vedere. Eppure i suoi procedimenti creativi sono appunto quanto di più lontano dalla tattilità e dal sensibilismo del pennello o della matita. La tecnologia digitale gli consente infatti di “photoshoppare” alla grande su un ventaglio di realtà vastissime (dai panorami urbani alla morfologia umana, dal simbolismo figurale alla psicologia di forme e colori) con esiti di stupefacente attualità espressiva e, soprattutto, di formidabile impatto lirico. Lirico, sì, perché queste immagini frantumate e ricomposte, queste sue torsioni anamorfiche, queste svisature trasfiguranti non appaiono gratuite, casuali, concluse in se stesse, né si giocano sul piano esclusivo di un gusto che si esaurisce nel suo accattivante luccicore. No, al contrario qui si sente l’evidenza di un intenso lavoro di poesia, di scarnificazione e intensificazione poetica. Si sente insomma – e resta negli occhi e nel cuore – l’articolata testimonianza di un vero pittore.

