Valerio Grimaldi (2009)
“Erotica dormiente” (2009) cm 90 x 65 Stampa Inkjet Epson lucida montata su pannello forex (cm 1) sagomato e incollato su lastra di plexiglass nero Tiratura : Edizione unica di 3.
“Contaminazioni oltre l’ Immagine” di Valerio Grimaldi (2009)
(Pubblicato su monografie, allegato ad “Arte” Mondadori n.430, giugno 2009)
Una analisi critica attenta ed una altrettanto attenta osservazione della “contaminazione” contemporanea nelle sue manifestazioni di fenomeno globale hanno, per certo, nella fotografia, nella video arte, nel progetto elettronico e digitale definito come “arte differente” radici ormai inprescindibili di una massmediologia diffusa che non condanna le tecniche pittoriche ma le costringe a nuove ipotesi di risultato forzandole a nuove probabilita’ di immagine e a desuete indagini fra l’infrasensoriale ed il meta percettivo. Certe rotture e scardinamenti di una descrizione “passiva” della realta’ subiscono nell’oggi delle tecniche fotografiche e computerizzate la nuova esegesi ed i nuovi parametri di una dimensione dinamica, multimediale, interattiva stranita nella esponenziale attrazione fatale di un digitale a volo radente sui confini inesplorati di un nuovo immaginario.
L’ idea di arte del nostro tempo ormai sfugge ad una oggettualita’ reale, ferma, statica per un processo di decontestualizzazione dell’oggetto riciclato in fatto artistico quasi che la poetica della casualita’ del primo dadaismo – con le conversioni successive del pop e del nouveau realisme – proceda verso un’opera sempre piu’ transitoria, volatile, effimera, rarefatta in una sua concettualizzazione virtualmente residuale in cui nel mistero permanente dell’arte, come afferma Pierre Restany, il disseminare, ormai porta a porta, l’esito digitale illustra a che punto il processo tecnologico puo’ condizionare gli aspetti affettivi e percettivi dell’apocalittico fotografico.
Per Angelo de Francisco l’andare oltre l’immagine e’ insieme percorso estetico e culturale, una eliminazione progressiva del concetto di mimesi e di rappresentazione dove l’arte tradizionale continua ad esistere come modello, dove la rappresentazione dell’altrove pur corrispondendo ad architetture reali e’ basata su di una simulazione del reale che non e’ stupore di effetti speciali ma scoperta di una realta’ invisibile che si porta dentro tracce e reperti, ed insieme contenuti, sovvertimenti quando non vere e proprie modificazioni antropologiche. Sono vere e proprie mutazioni sulla percezione dell’immagine, dello spazio, delle prospettive architettoniche che confermano – e non pianificano o rendono seriale – la funzione dell’artista, un artista libero dal condizionamento delle forme e formulazioni tradizionali ed in cui resta innervata una polarita’ di stile di cangiante originalita’ ed in cui la tecnologia innovativa e’ solo puramente strumentale .

In Angelo de Francisco la fotografia e’ la tela del futuro. Se la fotografia, infatti, ha affrancato la sua arte dal debito della fedelta’ riproduttiva il digitale rappresenta rinuncia alla esclusivita’ del pennello per nuove e esaltanti pennellate della mente dove fantasia e creativita’ rendono coinvolgente, quasi tattile e vissuta, una metafisica del quotidiano fatta di un altrove in cui il diaframma tra realta’ e finzione si assottiglia pericolosamente e dove il banale, l’ordinario del quotidiano assumono valenza esponenziale di arte a tutto tondo, quasi un pop art del terzo millennio.
Assistiamo cosi’ ad una navigazione dentro l’immagine che produce imprevedibili contagi e metabolismi di nuova figurazione ed in cui la nuova percezione emotiva del sentire, del vedere, dell’immaginare collassa in un amplificato – fuori dalla omologazione del mezzo – concretizzarsi di una rappresentazione che va al di la’ del semplice fatto estetico per farsi storia, pulsione, urgenza del raccontare e del raccontarsi.



