Lorenzo Bonini (2008)
Catalogo mostra Galleria Schubert – Milano 2008
“Artista del nostro tempo”
di Lorenzo Bonini (2008)
Angelo de Francisco, il cui nome è sinonimo di Computer Art, interpreta la forma del nostro tempo e contribuisce al suo sviluppo. Nato a Milano nel 1951 ha conseguito la maturità classica e artistica, quindi ha frequentato l’Accademia di Brera, dove è stato allievo di Guido Ballo. Egli è l’esempio dell’artista dotato di sensibilità verso il futuro, ed è fermo nella sua asserzione secondo la quale sta vivendo in un nuovo Rinascimento, che riceverà grande beneficio dall’unione dell’arte con la tecnologia. Il principale, fra i nuovi strumenti e tecnologie che catturano i cuori e le menti di un numero crescente di artisti, è il computer, la nuova frontiera aperta dal pioniere Andy Warhol, nel campo delle immagini elettroniche che fa nascere l’artista digitale. Ed è giusto dire che la Storia dell’Arte riflette la più grande storia del mondo e che l’arte di ogni tempo è direttamente legata alle caratteristiche del suo periodo, secondo quello che il popolare storico S. Kubler ha chiamato “la forma del tempo”. Questa dimensione del senso comune assume l’aspetto della verità ricordando semplicemente che Platone non aveva spazio per gli artisti nella sua Repubblica, ma che Leonardo fornì il paradigma dello spirito dell’invenzione e della creatività generando il Rinascimento.
Il fascino esercitato dai nuovi mezzi di comunicazione e il bisogno di rinnovamento rappresenta il marchio dell’arte contemporanea; il tempo cambia, l’arte cambia. Dubbioso sul futuro della pittura e sulla sua possibilità di apportare un contributo efficace alle imprese artistiche di acclamati e celebri pittori, de Francisco abbandonò la pittura tradizionale sul finire degli anni ‘90 e iniziò a scattare fotografie, capì che il suo rapporto con la pittura era finito. Da quel momento il mondo della costruzione d’immagini elettroniche fu trasformato per sempre, la tecnologia avanzava giorno dopo giorno, ed è ora considerato in sostanza impossibile seguirne il passo. Queste sinuose e tuttavia austere opere mantengono un tocco sorprendentemente contemporaneo, occupando una posizione importante da lui considerata un Museo di Arte elettronica: Io e l’universo; Della Vita e della Morte; Suonata n°11 – Divagazioni; Suonata n°12 – il Risveglio; Suonata n°13 – Tsunami; Suonata n°14; Meditazioni-Immagini e Pensieri; Suonata n°15 – Ho fatto un sogno. La propensione dell’artista è mettere da parte i suoi strumenti, per usare la più vasta gamma di tecnologia disponibile per creare immagini a lui consone. In verità, molti dei lavori presenti sulle pareti e in catalogo, già esposti in mostre personali e collettive, riflettono l’inventiva e l’irrequietezza di quest’artista del nostro tempo, così come il veloce rinnovamento della tecnologia, capace di convertire le immagini dallo schermo del computer in opere permanenti.
Le opere, anche se stampate, sono sempre estetiche artistiche; risoluto nella sua convinzione che il computer fornisce agli artisti l’opportunità di cambiare continuamente lo stile e l’aspetto dei loro lavori diversamente dai pittori che preferiscono essere conosciuti per il loro stile. Angelo de Francisco subisce il fascino dell’aspetto tecnico del suo lavoro, cattura le immagini elettronicamente, le elabora con sapienza fino a ottenere con maestria una rispondenza del tema che si era prefissato, dopo di che le salva su dischi ai quali si può avere accesso tramite il computer. Tuttavia egli, pur apprezzando tutta questa tecnologia, è più incline a discutere sul suo lavoro con il linguaggio di un pittore, con l’interesse dell’artista per il soggetto, per il contenuto e per i normali strumenti quali la trama, il colore, la linea, la forma e il significato. Ecco lo sguardo dissacrante che un uomo del presente proietta sul nostro tempo. Angelo de Francisco vive sull’onda della comunicazione l’impulso poetico di un linguaggio multimediale.
Fotografie, graffiti, elementi pittorici digitalizzati, dedicati alla figura dell’uomo oggi e alle sue donne sensuali, elemento collante che si mescola nel computer per generarsi in un puzzle sempre rinnovato: un tessuto di frammenti visivi in costante progresso, di cui le diverse serie, costituiscono i fotogrammi successivi di un film mentale in virtuale emergenza, inserendosi nella trama densa della sensibilità dell’artista nei confronti del magma emozionale della vita quotidiana della sua città, dei luoghi divulgati, strade, palazzi, piazze e cattedrali, icone locali della Milano da bere consumistica, per giungere alle tematiche di avvenimenti di fatti mondiali, alle guerre e alle torture esercitate dall’uomo sull’uomo, alla fame nel mondo. Tutte queste immagini collage, sono le pulsazioni aleatorie e imprevedibili della coscienza percettiva dell’autore, dove l’oggetto visivo non si rivolge più alla realtà razionale che è stata il suo punto di partenza, ma attinge alla molteplicità degli infiniti desideri di denuncia critica, che da qualche tempo l’industria del consumismo ha approvato e inventato per la massa degli individui. E’ la manifestazione di uno sfogo vitalista allo stato puro proiettato nell’ampia prospettiva della nostra modernità. Questo brivido di libertà sconvolge tutti i formalismi legati alla persistenza retinica dei nostri pregiudizi visivi: ecco lo sguardo dissacrante che un uomo del presente proietta sul nostro tempo.



