Giuseppe Viviano (2012)
“Riflessi del tempo sul canale” – 2011 ( cm 150 x 100) (Stampa lightjet su carta Kodak Endura montata sotto plexiglass) Tiratura : Edizione unica di 3.
“Trame visuali e scenari immaginifici del terzo millennio” di Giuseppe Viviano (2012)
(pubblicato su Artantis giugno 2012)

La dimensione di un artista oscilla continuamente tra l’esigenza di comunicare e quella di rinnovarsi.
Angelo de Francisco Mazzaccara, negli anni della contestazione intraprende un percorso artistico coerente e significativo, attraverso cui esprime se stesso, la propria idea del mondo e dell’uomo contemporaneo con i linguaggi ‘tradizionali’ della pittura e della scultura, fino ad approdare, alle soglie del terzo millennio, ad una sperimentazione a cavallo tra formale e informale che si avvale del medium fotografico e del video quali strumenti di rappresentazione del reale e di interpretazione del complesso universo di valori, idee e percezioni che agita il proprio mondo interiore.

Tiratura : Edizione unica di 3.
Ben presto, però, agli occhi dell’artista milanese, in continua adesione a modelli espressivi efficaci e coerenti con il proprio modo di sentire e concepire la vicenda umana, anche la fotografia rivela la sua inadeguatezza e diviene semplice strumento, materia prima e punto di partenza per un impianto creativo dagli effetti sospesi tra reale e virtuale. Del prodotto fotografico, De Francisco è interessato alla componente iconica, ossia all’oggetto raffigurato, indipendentemente da quella corrispondenza biunivoca con l’impronta che si realizza soltanto nel fotogramma originale: la fotografia offre spunti concreti, tratti dalla realtà di ogni giorno, – piazze e palazzi, volti e cattedrali, paesaggi urbani e lembi di costa, – che l’artista-fotografo rielabora, interpreta e riscrive in postproduzione creando opere concettuali dal forte impatto visivo ed emotivo, attraversate da cromatismi spesso improbabili e intessute di trame visuali di ispirazione pittorica.

In questa trasfigurazione che compendia l’atto creativo, mentre lo sguardo dell’osservatore trova, negli elementi figurativi legati alla quotidianità, un appiglio rassicurante che scaturisce dal raffronto inconscio con le immagini archetipiche presenti nel repertorio iconico individuale, la sfera sensoriale risulta disorientata dalla percezione di una ambiguità di fondo generata da sovrapposizioni, riflessioni, distorsioni, fluidificazioni, scomposizioni, trasparenze, alterazioni cromatiche, specularità, assemblaggi virtuali, emersioni e dalle infinite opportunità di manipolazione che le nuove frontiere della tecnologia digitale mettono a disposizione del pensiero creativo. Un pensiero che nelle opere recenti di de Francisco si esplicita in una sintesi di vari livelli segnici e semantici, intelligibile ad una lettura analitica e al contempo sintetica, volta a cogliere la dinamica dialettica fra i differenti strati. Le opere, dal forte potere immaginifico, disvelano la concezione del mondo del loro autore senza perseguire intenti didascalici, descrittivi o narrativi.

Si propongono, invece, come spunti di riflessione sulla dimensione dell’uomo e sulla società del nostro tempo, anche in rapporto agli spazi delle città contemporanee che si trasformano in quinte teatrali in cui si consuma un progressivo e sempre più rapido disfacimento di valori: scenari metropolitani futuristici, sempre meno a misura d’uomo, spaesamento interiore, mancanza di punti di riferimento, alterazione degli equilibri naturali, scardinamento delle regole prospettiche e cieli densi e saturi dei colori finti e inverosimili delle pennellate digitali, sono solo alcuni degli effetti dello straniamento che accomuna l’uomo del terzo millennio e di cui l’artista si fa interprete e profeta.


