Giorgio Falossi (1990)
“Io e te insieme cercando – equilibri-equilibrati nello spazio alterato da ogni nostro movimento” Particolare (tecnica mista cm 250) (82)
“Le disintegrazioni metamorfiche” di Giorgio Falossi (1990)
“Le disintegrazioni metamorfiche”, sono una serie di opere eseguite da Angelo de Francisco, che dopo un inizio pittorico legato al figurativo si avvia sulla strada dell’informale, soffermandosi sull’aria emozionale attraverso una serie di oggetti, di strutture, di forme che insistono proprio nella visibilità dell’oggetto, oggetto che Angelo de Francisco compone con materie che possono sembrare strane, non l’oggetto plastico del cubismo o l’oggetto a funzionamento simbolico del surrealismo, ma lacerazione che si introduce come concettualità in questo caso attraverso la vista delle forme. Da qui il mutamento da uno stato a un altro, da una forma in un’altra causata dalla mano dell’artista che aggredisce le teorie comuni della fisica e dell’essere. Angelo de Francisco affronta il problema sulle ali della suggestività, scarica i materiali in un possibile prolungamento emotivo, per ritrovare l’unità nella difformità, nella disponibilità alle diverse tecniche espressive.

Così in “Io e te” ove nei due blocchi appaiono segmenti di figure che “aspirano all’unione” come conferma l’artista. È il gioco oppositivo che si riscontra nei cerchi pieni o vuoti, che corrono su di un’asse lineare senza forzature, in una riduzione stilistica a strutture logiche che tendono ad incontrarsi in una emozione spirituale. Percorrendo questo cammino Angelo de Francisco marcia verso il quadro che è finzione di un quadro, ove la superficie presenta squarci e contrasti di colore, sempre un Io e Te in un eterno incontro ma anche in un eterno scontro.
Le opere di Angelo de Francisco che vanno dal 1973 al 1980 sono state presentate in una sua mostra personale con il titolo “I-o C-h-i, Lacerato Nella Storia, C-e-r-c-o” e accennano ad un surrealismo a due: l’uomo e la donna, la vita e la morte, il bene o il male in una vita che è veramente piena di incontri e scontri su cui si apre sempre un grande vuoto, una ferita sulla tela o sul legno che finisce col distendersi e diventare immagine di visione panica.
Il materiale usato può essere plastica, una attualità preponderante contro cui vi sono molti tentativi per eliminarla, che genera superfici rigonfie, una condizione limite al di là della quale semmai si potesse varcare dovrebbe cessare d’essere quello che è, reale e concreta materia.
Nelle opere di Angelo de Francisco rimane comunque visibile ed esaltante il concetto della vita, ultimo fine ma sempre presente, una pittura che realizza un valore comunicativo non contemplativo, in cui lo spettatore rimane inglobato, aiutato dal gioco dei colori che aggiunge un effetto armonico.
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