Dores Saquegna – (2008)
Frame Video da “Suonata n 13 : Tsunami” (2005)
“Identità e Storia nel Wonderland” di Angelo de Francisco (PrimoPiano LivinGallery – Lecce)
Da una prima fase pittorica durata più di trenta anni, Angelo de Francisco è approdato nel 2000 alla fotografia digitale e alla computer art, riflettendo su temi come la storia, l’identità, la rappresentazione, l’anticonformismo e le problematiche della cultura consumistica globale. Da queste sue prime “immagini in dialogo” nasce l’esigenza di esprimersi con immagini in movimento: il video, nella cui cifra stilistica emerge la semantica di un mondo disorientato, dove il significato sociale, il peso economico, il progresso tecnologico e culturale genera sull’uomo una condizione di realtà alienata. Nell’underground della visione, l’artista esplora le relazioni tra il suo immaginario e quello collettivo. Alcuni video esplorano i paesaggi urbani contemporanei (Suonata n.1 e2 dei Cittanauti,2003), altri si rifanno alla tradizione del documentario dove politici, scienziati, intellettuali sono chiamati a discutere sul destino del mondo e su i suoi paradossi (Suonata n.4 Telegiornaleide, 2004) e (Suonata n.6 Riflessioni Espresse, 2004). L’impatto con questi avvenimenti si riflette in vorticose texture, falsificate con inquadrature sfocate e con musiche di fondo electro e tekno-house. de Francisco, descrive con empatia, tematiche complesse, come le illusioni, le utopie, le aspettative tradite, le problematiche ambientali, l’isolamento fisico e temporale della realtà con sguardo clinico, pronto a tracciare un ritratto sociale, nel testimoniare il presente. E proprio sulla realtà focalizza una attenzione diretta che produce un effetto destabilizzante; egli crea una piattaforma visiva introducendo la poesia quale parola testimonianza e la musica come scrittura-alienazione.
Quest’ultima riveste un ruolo importante in tutti i video, perché egli stesso la compone al pianoforte digitale. Il mondo dell’artista, si articola in una maniacale ricerca di materiali provenienti dall’informazione mediatica, da album fotografici o ancora da immagini di opere d’arte. La pubblicità, il cinema, la vita, la paura, l’assurdo e la celebrazione delle stesse sono il cuore pulsante di una ricerca tesa a ragionare in termini globali che plasma un segno visivo e distinto, un vocabolario visivo, bizzarro e lucente, fatto di superfici speculari e colori fluorescenti. Meditazioni, Divagazioni, Risvegli, alcuni dei titoli dei suoi video. Un “cut and paste” di memoriabilità e oggetti di culto, fortemente evocativi, caratterizzati dalla manipolazione digitale e successivamente remixati con software grafici e musicali. Ne viene fuori un contesto di immagini dal gusto neo-pop malinconico, un tableaux fotografico in cui nulla è ciò che sembra e tutto è in continua metamorfosi. Nel video (Città oltre l’immagine, 2002), si stagliano imponenti i volumi architettonici di stampo modernista, coperti da gigantesche divinità del Kamasutra; occidente ed oriente si mescolano in copulazioni virtuali, in organiche e sensuali pulsioni.
De Francisco utilizza una tecnica caotica e immersiva nella quale è facile perdere il senso di orientamento. È il bivio che mette in discussione la scelta: correre o fermarsi. Del resto, credo, sia questo l’obiettivo dell’artista, farci smarrire la “retta via” per ritrovarne una nuova, come quando si percorre un labirinto di specchi nel quale ci apprestiamo a seguire noi stessi o il nostro spettro, in un tortuoso percorso di possibilità e ostacoli. Di fatto, il labirinto è l’allegoria alla complessità del mondo; è la dimensione alterata e dionisiaca del wonderland contemporaneo, in cui si esalta la perdita, la caduta, l’estasi, la rovina e si celebra beatamente la folle corsa del mondo e del suo sistema. In questo scenario apocalittico e barocco, l’artista inserisce una possibilità di salvezza, un contatto con una dimensione pura e liberatoria: la luce. Ma pone anche interrogativi che non pretendono di risolvere le problematiche relative all’era della tecnica, ma tentano di indicare una forma di resistenza alle tentazioni di onnipotenza che sovente mettono in discussione la gestione della sussistenza della vita nei confronti della coscienza, dal momento che oggi la vita non è più un presupposto indiscusso (Suonata per Saddam, 2004).
Provocatori e ambigui i video (Alla ricerca del sesso perduto, suonata n.16, 2005, o (Canto notturno di un telenauta, suonata n.19), 2006, che indagano il confine tra arte e pornografia, mirando a generare un dibattito filosofico contemporaneo, aperto tra l’analisi della sessualità e il suo impatto mediatico, e ponendo in dicotomia il rapporto tra lo spettatore e l’opera d’arte, invitandolo a rivedere i propri concetti morali. Il risultato è una serie di ritratti concentrati sul lifestyle esibizionistico di matrice “MySpace” che tracciano una identità voyeuristica della nostra società, una allegoria alla mercificazione del corpo femminile. La ragione dell’arte di de Francisco è quella di riflettere sulla tradizionale contrapposizione tra natura e storia insita nel dissidio tra Homo Natura e Homo Cultura, di poter in qualche modo contribuire al dibattito etico contemporaneo, lontano da nichilistiche seduzioni, tentando, cioè, di riconoscere un terreno comune per il dialogo con quelle scienze di bioetica e biopolitica che affrontano da differenti punti di vista la questione dell’essere umano, nell’epoca della manipolazione genetica e dell’illimitata apoteosi delle soluzioni tecnologiche.
Ma c’è d’aggiungere che tutta la poetica visiva di de Francisco tende a stabilire un rapporto nuovo tra l’individuo e lo spazio che lo circonda. Questo legame viene indagato attraverso una sorta di “think tank” di identità cinetica e tecnologicamente deformata che caratterizza i suoi lavori. Nella caleidoscopica sovrapposizione di immagini e colori in movimento, si resta ipnotizzati da un caos apparente, da un’ energia che scardina il raggio di interrogazione e di forza utopica, in un atteggiamento espressivo che sembra voglia dire che oggi Tutto è possibile, Nulla si può negare e Tutto si può desiderare.
Per l’artista, dunque, è importante ricercare nella definizione formale dell’opera, l’idea di come poter sovvertire l’ordine delle cose, dei pensieri, del tempo e della logica funzionale. Tuttavia, de Francisco, non utilizza le immagini per prendere una posizione politica in riferimento alla forma mentis di una generazione o di uno “zeitgeist” di un’era come la nostra, ma le utilizza come materia prima da esaminare in relazione alla struttura della realtà rappresentata. Il suo, si potrebbe definire un linguaggio criptico di fondo: tracce e memorie del vissuto sono sottratte al fluire del tempo e consegnate al loro destino di deperibilità, di libertà.
Dunque, nei suoi video ma anche nelle fotografie (ultimamente prese in prestito dai video e realizzate in stampa lambda sotto plexiglass) assistiamo ad una nuova narrazione dell’esperienza del quotidiano, una panoramica sul mondo di oggi e sulle espressioni della globalizzazione. Il più delle volte l’artista stesso si identifica in prima persona, mette in gioco l’identità di creativo e di spettatore come nei video (Attraverso la creazione, 2006 Suonata n.24) e Nello studio d’artista, Suonata n.8. Vita, morte, rinascita, transito, forza magnetica e carica erotica nel video (Eros & Thanatos, 2007), che esplora l’associazione di amore e morte, presentando tabloid di donne nude e allegorie dell’amore. Nel video, (Io e l’Universo, 2008), de Francisco, crea una specie di teatro orgiastico dell’assurdo, popolato da personaggi che abitano un paesaggio cosmico. Qui la dilatazione del tempo induce ad uno spostamento della visione, ma ha del tragico e dell’ironico tutto ciò: la dimensione di un altrove gioca un ruolo chiave di attaccamento quasi snervante alla vita per scongiurare la paura della morte.
Il suo stile visuale è un incrocio sinergico di “Arte Totale” nel quale diverse discipline, come la poesia, la musica, il collage, la fotografia, le tecniche digitali, il video, combinate assieme sono in grado di produrre un nuovo Dna del nostro tempo, i cui risultati sono questi video-container, creazioni visive e musicali con una enorme varietà di concept in grado di stimolare la percezione sensoriale e la curiosità intellettuale.









