“Appesi a un filo”
“Lo Spazio riaffiora” (ottobre 2024) (Digital painting stampata su lastra di plexiglass termodeformato di cm 20 x 30 assemblato su una cornice sagomata e laccata primi ‘900 di cm 30 x 40 con fondo di plexiglass a specchio)
6/16 Maggio 2025
“Appesi a un filo” – (Essere Artisti davanti alla contemporaneità) – Museo della Permanete Milano
CONTEMPORANEA25
__________appesi a un filo__________
Quando il concetto di unitarietà della comunicazione entra in crisi, la lettura e la comprensione degli eventi a noi circostanti diventa complessa al punto tale da rendere oscura anche la più semplice visione. La coscienza del diverso si fa largo a fatica nel nostro momento contemporaneo anche se la globalizzazione degli eventi e delle culture ci costringe a prendere atto delle profonde differenze etiche, culturali e religiose esistenti sul nostro pianeta e della necessità per comprenderle, di integrarle in un sapere comune.
Inoltre non ultima la questione dell’intelligenza artificiale che ci impone di confrontarci con un mondo ancora sconosciuto, poco misurabile e sensibilmente frastagliato che non ammette semplificazioni nè scorciatoie cognitive.
Tutto quanto detto per esplicitare un concetto di forte precarietà che in queste situazioni culturali pervade il nostro essere e che spesso si traduce in un senso di incomprensione verso le diversità linguistiche, di fraintendimento dei significati e dei contenuti narrativi e anche incapacità di lettura delle forme estetiche.
Il linguaggio che solitamente serve all’uomo per costruire percorsi e azioni condivise può diventare ambiguo e fonte di malintesi se non addirittura di scontri anziché di incontro dialettico.
Anche gli artisti, da sempre impegnati nel creare opere aperte al dialogo, hanno fatto della comunicazione uno dei loro punti di forza nel tentativo di passare dal particolare della loro ricerca all’universale della forma costruita, proposta come risultato assoluto; nella evidente convinzione che un manufatto artistico diventa arte solo quando esemplifica in modo inequivocabile un concetto, una visione o uno stato dell’essere.
I grandi valori del passato della nostra tradizione classica hanno sempre guidato gli artisti attraverso una ricerca ricca e serrata. Forme che nei secoli si sono trasformate pur mantenendo un filo conduttore che trovava nell’equilibrio, nel disegno e nella proporzione il senso della loro storicità.
Lentamente però questo miracoloso e secolare percorso si è fratturato lasciando il passo ad una libertà espressiva che ha sconvolto la preesistente e consolidata tradizione figurativa.
Un nuovo mondo che ha trovato nelle esperienze delle avanguardie del Novecento un punto di grande rinnovamento tecnico e stilistico. Un secolo però che ha portato con sé anche grandi sconvolgimenti sociali e profonde tragedie collettive che hanno messo in crisi antichi e consolidati equilibri.
Un vuoto che oggi pesa sulle nostre spalle e ci lascia disorientati.
Un sentirsi appesi a un filo senza certezze, spiazzati da trasformazioni inquietanti oscure e repentine.
Un profondo senso di precarietà esistenziale che segna inevitabilmente il nostro cammino e che talvolta determina una rinuncia a guardare avanti, negando qualsiasi speranza di trovare un senso positivo del vivere.
Appesi a un filo perché nulla è sentito più come concreto e ci ritroviamo a vivere in un grande universo fluido che ci ingloba e ci sommerge.
Per sovvertire questo senso di impotenza è indispensabile ripercorrere a ritroso tutto quello che abbiamo già esperito alla ricerca di nuovi orizzonti del reale.
Il significato di questa mostra è quindi quello di fissare un punto, di trovare un centro, di cercare un percorso, quasi un filo di Arianna, che faciliti un nuovo incontro, una diversa modalità di comunicazione e alla scoperta di nuovi linguaggi.
A tal fine mostriamo allora le opere d’arte appese a un filo con l’intenzione di proporre quello che di più bello abbiamo creato, senza la paura che tutto ci possa piovere addosso.
Ribaltiamo in positivo il senso di precarietà che ci pervade e proviamo ad andare avanti realizzando una esposizione innovativa che possa essere una sfida forse dai risultati incerti e incontrollabili ma saldamente ancorata ad un filo di speranza.
La Commissione Artistica
Carlo Catiri, Davide Ferro, Massimo Romani
Mia Opera esposta

“Appesi ad un filo per ritessere la tela della nostra coscienza al di là di tutte le paranoie contemporanee che ci scagliano contro ogni giorno, per renderci schiavi ed automi. Lo spazio interiore a fatica riaffiora e guardando il mondo (unica realtà in questa nostra esistenza), si ritenta, con funi ed appigli come fa uno scalatore, di risalire da quelle profondità buie in cui siamo immersi”. (N.d.A.)
Alcuni momenti della Mostra













